Tratto Nero il ristorante di Dialogo nel buio – Istituto dei Ciechi

via Vivaio – Milano tel. +39 02 76394478

Questo è un ristorante speciale. Qui non si viene per mangiare (anche se succede), ma per incontrare se stessi. E’ questo il particolare nutrimento che vi rimarrà dentro.

Erano anni che in famiglia dicevamo di andarci, ma come spesso accade quando si rimandano le cose a portata di mano, l’occasione di provarlo è nata altrove, nel mio caso da un invito: quello per la finale italiana dell’International Master Bartender di Pilsner Urquell, l’evento che ogni anno coinvolge i barman worldwide per eleggere il miglior spillatore di birra (ma di questo ve ne parlo in un altro post).

Anni, dicevo, che avevo voglia di fare questa esperienza e quella di affrontare Dialogo nel Buio, la mostra permanente all’interno dell’Istituto dei Ciechi, un percorso nell’oscurità totale guidati da un non vedente. Affrontare, sì, perché può sembrare incredibile ma il buio assoluto è una condizione ignota a chi possiede la vista, che fa affiorare sensazioni in modo molto vivido. Le paure possono prendere il sopravvento, ma se appaiono e riuscite a dominarle vi sentirete molto più forti.

L’anno scorso, per scrivere un articolo sul blind testing per L’Uomo Vogue, avevo intervistato Franco Lisi, non vedente, responsabile del Centro Informatico e di “Dialogo nel buio” all’Istituto dei Ciechi. Una bellissima chiacchierata.

“La cena al buio è diffusa a Parigi, Londra, quella di Milano rientra in quella che è la mostra madre, Dialogo nel buio, che ha come scopo la sensibilizzazione del pubblico rispetto a un mondo del quale, nonostante tutto, sono diffusi pregiudizi e stereotipi” mi ha spiegato Franco Lisi “Dialogo è un viaggio che si fa nell’oscurità, il più emozionalmente coinvolgente per creare delle iniziative e per consentire il ritorno al buio. Chi fa il percorso è un po’ stressato e impaurito, si chiede oddio cosa succede, poi si rende conto che l’adattabilità umana fa cercare di capire. E tutti capiscono di avere altri sensi per guardare la realtà. Quando una persona ha superato il primo impatto col buio torna per una cena o un happy hour in modo piacevole, perché va a recuperare un rapporto intimo e relazionale che si basa sulla parola con i compagni di tavolo, che possono anche essere sconosciuti. A quel punto cenare diventa un gioco, perché devi prendere confidenza con dei gesti che normalmente sono automatici, ma al buio vanno ricalibrati. L’obiettivo è quello di chiamarti a riflettere su te stesso, a volte non ottieni risultati perché non credi di potercela fare. Al buio ti rendi conto di avere delle potenzialità che non pensavi di avere, la capacità di capire e gestire i tuoi stati d’animo viene fuori in maniera molto forte: scappi o rifletti sull’ostacolo per poterlo affrontare. I primi secondi perdi la tua identità perché non ti vedi. Ci sono attimi di ansia, le voci dei compagni di viaggio che inizialmente non riconosci quasi più, poi capisci che è questione di abitudine, capisci che devi rompere le abitudini, uscire dalla sicurezza e dal confort per sperimentarti, per fare un confronto con te stesso.”

La lunga chiacchierata con Franco Lisi mi aveva coinvolta molto, ma solo l’altra sera, provando questa esperienza, ne ho capito veramente il significato. E tutto si è svolto come mi aveva raccontato.

Escludendo con certezza la vista (come succede qui) si hanno delle consapevolezze dovute alla localizzazione dei suoni, ma non solo. Non so bene come spiegarlo, ma avrete delle “certezze visive” senza vedere. “Saprete” localizzare le posizioni delle persone sedute intorno a voi, sarete più lucidi (“mediamente, se vogliamo provare a creare una categoria, chi non vede deve essere necessariamente più attento” mi aveva detto Lisi “il significato di guardare va oltre la vista, è la capacità di raccogliere delle informazioni e rielaborarle”) e un po’ per le variazioni dell’intensità della voce, un po’ per qualcosa che non so decifrare, sarete nel buio percependo l’invisible.

La nostra guida era Marinella, che ha perso la vista 12 anni fa, veramente gentile e simpatica. Superata la tenda nera dell’ingresso, ci siamo dissolti nel nero della stanza e lei ci ha accompagnati a tavola mettendoci in fila (per non perdersi si appoggia una mano sulla spalla di chi ci precede, e già da questo primo contatto chi è a disagio è immediatamente percepibile), ci ha fatti accomodare uno alla volta con grande attenzione dandoci istruzioni precise, poi ci ha portato da bere e abbiamo iniziato a giocare. Chi sbagliava bicchiere, chi rovesciava l’acqua, piatti che giravano ininterrottamente (ce li si passa e a volte non si capisce quando bisogna fermarsi :D), e tutto ciò creava in alcuni imbarazzo, in altri gioco, in altri disagio. Ma c’era un filo conduttore: l’importanza della solidarietà del gruppo in un contesto dove nessuno domina la situazione (c’è chi fa questo percorso come strumento di team building, ma anche per recuperare il dialogo con i figli, mi aveva raccontato Lisi) e mentre un po’ più in là c’era chi cantava a squarciagola “O mare nero” (La canzone del sole di Battisti), noi cercavamo di capire al tatto la marca delle bottigliette dell’acqua (era piuttosto difficile, ma qualcuno ha indovinato).

Marinella poi è stata simpaticissima, ha risposto a tutte le nostre domande, ci ha raccontato che cucina, fa la spesa online sui siti adatti (quelli realizzati in flash sono inaccessibili ai non vedenti) e che iscrivendosi alle newsletter è tutto molto più facile perché “non vedendo il prodotto non so dov’è, così nei negozi vado solo se c’è qualcuno che mi aiuta”.

“Cenare al buio è l’idea di far vivere due ore in modo diverso rispetto a Dialogo” aveva detto Lisi “da una parte si porta a conoscenza il mondo dei non vedenti, chi sono, chi siamo, e dall’altra parte c’è il messaggio che dice vieni anche tu al buio non per venire a vivere al buio, ma per capire. Il giusto percorso è per gradi, si inizia da Dialogo per poi prendere l’aperitivo a Cafénoir e infine cenare a Tratto Nero.”

Benvenuti al buio.

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Costo della cena: menu fisso € 50 tutto incluso (4 portate, dall’antipasto al dolce)

per chi vuole approfondire:

Tratto Nero

il mio articolo sul blind tasting per l’Uomo Vogue

 

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Un pensiero riguardo “Into the light of the dark black night

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