Venissa [il vino] l’acqua [alta] e il progetto [nuovo]
A Venezia l’acqua alta è “normale” ma a volte, quando supera i 120 cm, diventa “eccezionale”. L’11 novembre di quest’anno è salita a 149 cm, così quando mi è arrivata la splendida foto del vigneto allagato a Venissa, ho telefonato a Gianluca Bisol, Direttore Generale dell’azienda vitivinicola di famiglia Bisol, a cui fa capo tutto il progetto di recupero di Venissa, l’antica tenuta murata sull’isola di Mazzorbo che comprende il vigneto di Dorona con cui viene prodotto il vino Venissa, l’orto frutteto, un ristorante, un elegante ostello con 6 camere e il campanile trecentesco.
Ero curiosa di sapere quali effetti procurasse al vigneto l’alta marea e di conseguenza le influenze sul vino dell’annata successiva, ma Gianluca mi ha raccontato molto di più…
Ciao Gianluca, è scesa la marea?
Sì, scende perché fa un ciclo di 6 ore dove torna alla normalità e poi dopo qualche giorno può tornare. Nello specifico è successo due volte nell’ultimo mese e probabilmente domani potrebbe succedere di nuovo, è prevista acqua alta, quanto alta dipende da delle variabili che influiscono come la temperatura elevata, domani sembrerebbe una temperatura ancora elevata e potrebbe salire a dei livelli alti, non come di quell’immagine ma comunque in grado di entrare nel vigneto certamente sì.
Da quando avete impiantato il vigneto è già successo che venisse allagato?
Sì, succede regolarmente, anni di più anni di meno ma è un fenomeno ricorrente, che noi vediamo sia con stupore che con piacere, perché comunque abbiamo notato che anziché essere aggressivo questo ingresso d’acqua, che bisogna ricordare si tratta di acqua mista fra quella del mare e del fiumi che sboccano in laguna, è un ingresso d’acqua che porta anche una componente di ricchezza di sali minerali, che rigenera e arricchisce il terreno rendendolo più interessante.
Cosa ritrovi di questa salinità nel vino Venissa?
Intanto una forte mineralità e poi un’ampiezza aromatica assolutamente inusuale per terreni normali anche collinari e pregiati, e l’altra è proprio la composizione del terreno, con una metà portata dal mare e l’altra portata dai fiumi, di fatto è proprio la genesi di quest’isola a far sì che a Mazzorbo il vitigno di Dorona abbia un risultato sorprendente. Rimane anche a detta dei grandi degustatori uno dei vini più particolari che il panorama enologico possa offrire.
La Dorona si è adeguata a questi allagamenti normali in laguna?
Altri vitigni avrebbero sicuramente una difficoltà in più perché come sappiamo le piante si adeguano all’ambiente, il dna specifico della Dorona che è lì da almeno 6 secoli ha fatto sì che sia particolarmente attrezzata per affrontare queste variabili che altri vitigni potrebbero trovare aggressive.
Ricordavo un progetto di ampliamento di coltivazione di Dorona per aumentare la produzione di vino Venissa, ci sono novità?
Stiamo cercando di portare avanti questa possibilità di sviluppo, perché questo vitigno ad oggi l’abbiamo interpretato in quest’unico ettaro. Bisogna sottolineare infatti che oggi nel mondo c’è un solo ettaro di Dorona e ce l’abbiamo noi. Così abbiamo pensato alla nostra opportunità di avere questo vitigno direi quasi in esclusiva e di poterlo declinare anche in espressioni diverse, naturalmente sempre di altissimo profilo. Il vino Venissa che facciamo ora è, naturalmente lo dico in senso positivo, esageratamente strutturato e destinato alle grandi occasioni, un vino per pochi sia per la quantità che si produce che per la struttura che ha. Questo vitigno ha anche vocazione per un vino sempre strutturato ma quotidiano e potrebbe essere quella la prossima frontiera. O valutare la sua potenzialità di essere un vino da dessert perché la Dorona ha capacità di resistere molto bene all’appassimento e anche, perché no, creare una piccolissima produzione di metodo classico anticipandone la vendemmia di un paio di settimane.
Quali sono i tempi e modi di realizzazione?
Queste sono le ambizioni che avremmo in futuro per questo vitigno e per raggiungerle, trattandosi di terreni introvabili perché i terreni agricoli adatti sono pochi e dobbiamo scegliere quelli con la giusta composizione: vogliamo proprio che siano quelli della Venezia nativa, che hanno una componente di limo e di argilla molto forte, contrariamente ad altre isole più lontane. Terreni che sono realmente pochi, non sempre ottenibili e naturalmente anche cari. Per far sì che il nuovo progetto abbia il respiro che merita è necessaria l’acquisizione di partner investitori e in quest’ottica si sta già formando un club di amici investitori. Nel giro di qualche anno avremo qualche ettaro di terreno in più, giusto per creare queste nuove espressioni da vitigno e anche nuovi posti di lavoro in un luogo dove effettivamente c’è una problematica di tipo sociale economico. Gli abitanti di queste isole remote infatti, pur vivendo in una situazione idilliaca dal punto di vista paesaggistico, sono in grande crisi dal punto di vista dell’occupazione. A Mazzorbo, Torcello e Burano, le isole che hanno caratterizzato storicamente la Venezia nativa, mille anni fa vivevano 70 mila abitanti e oggi solo 2 mila e 800.
Come si differenziano le varie annate?
Quest’anno siamo già alla terza vendemmia, quella del 2012 verrà messa in bottiglia nel 2014, e devo dire che già ci sembrava molto ridotta la produzione della prima vendemmia ma è quella che avremmo voluto mantenere anche per gli anni successivi. In realtà per motivi differenti è addirittura diminuita, siamo passati sotto la soglia dei 40 quintali per ettaro ottenendo un vino ancora piú strutturato e ancora piú interessante per l’ampia gamma olfattiva. Il timbro caratteristico di questo vino resta una grande evidenza di profumi vegetali e fruttati insieme e da sentori di liquirizia, e dal punto di vista gustativo un grande corpo e un alcol equilibrato intorno ai 12,8 gradi.
Come si fa per acquistarlo?
Dai primi di novembre sono iniziate le prenotazioni en primeur del 2011, che verrà consegnato ad aprile 2013.
E quando consigli di berlo?
L’obiettivo di longevità che ci siamo posti per il vino Venissa è di 30 anni, ha le caratteristiche per affrontare questo invecchiamento, quindi è un grande vino da collezione, chi riuscirà ad avere la collezione delle varie annate sicuramente potrà fare un grande regalo ai propri figli o ai propri nipoti perché fra qualche anno sarà sicuramente uno di quei vini che sarà battuto all’asta a grandi cifre.
Chi ha comprato il vino Venissa?
Abbiamo avuto un grosso interessamento in tutto il mondo, l’Italia una quota importante ma non maggiore di altri Paesi, si è distribuito in Cina, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, SudAmerica, c’è stato un tam tam che ha destato un grosso interesse.
Quante bottiglie avete prodotto nel 2011?
Parliamo di 3911 bottiglie da mezzo litro, 188 Magnum, 88 Jeroboam e 36 Imperiali (ndr. da 6 litri) che sono quelle dove il vino Venissa si mantiene al massimo, non a caso insieme alle Jeroboam sono quelle che nelle aste vengono battute a piú caro prezzo.
Cosa ti aspetti dalla vendemmia di quest’anno?
Nel 2012 abbiamo avuto un’estate piú secca e quindi avremo un vino con un livello di alcol leggermente superiore, una resa ancora piú bassa per ettaro, sapidità e sali e tasso secco molto piú alto, e quindi un vino che avrà ancora piú spalle, probabilmente arriverà ai 50 anni invece che a trenta.
A quando i nuovi vini Venissa?
Siamo ancora al livello dell’impianto e si dovrà attendere ancora qualche anno, ma sarà interessante parlare di questo progetto.
La bottiglia del vino Venissa è un piccolo gioiello artigianale in omaggio alle antiche arti di Venezia, il vetro e l’oro, ideata da Giovanni Moretti. L’etichetta è una foglia d’oro zecchino dello storico laboratorio Berta Battiloro, applicata a mano sulla bottiglia e messa a ricottura nei forni della vetreria Carlo Moretti a Murano.
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©Foto Paolo Spigariol
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