Guidare una slitta trainata da una muta di cani, creare con loro un legame affettivo e di fiducia nel silenzio della neve scivolando in mezzo a paesaggi bellissimi e solitari ovattati dal freddo, è veramente emozionante… così anche una breve esperienza di dog sledding come la mia in Norvegia è indimenticabile.
A Tromsø, in Norvegia, c’è Villmarkssenteret che organizza dog sledding facilitandovi la vita: viene a prendervi e vi riporta in città con una navetta, vi fornisce il tutone necessario stivali da neve inclusi (uno dei miei dubbi facendo la valigia era proprio se dovessi portarmi o no i doposci), e vi riscalda con tè/caffè e dolcetto prima di partire, brodo e zuppa di renna dopo il giro in slitta (ecco, la zuppa avrebbe bisogno di una buona “revisione” dei tempi di cottura, ma si fa perdonare con tutto il resto).
All’arrivo ci si trova in un’altra dimensione, in mezzo a centinaia di cani e a tanta gente, che è lì col vostro stesso desiderio. Intorno solo neve, guaiti e ululati di eccitazione delle mute in partenza. Strofineresti tutti i quadrupedi che vedi ma aspetti di capire se puoi, alcuni tirano la catena e come ti avvicini ti saltano addosso, altri sembrano più schivi e rispetti la distanza. Non sono Alaskan Malamute, hanno fisici leggeri e poi ti dicono che sì, i loro Alaskan Husky (è il nome che identifica la categoria dei cani da slitta, non una razza) nascono da un incrocio col Pointer, scelto per apportare velocità, tutti molto “friendly” e accarezzabili, per non dire dei cuccioli che ho abbondantemente coccolato.
Guidare la slitta non è difficile, basta tenersi almeno con una mano stando in piedi sulle pedane, se si va troppo forte rallentare schiacciando il freno a intermittenza con un piede (quando lo facevo ricordo bene lo sguardo di disapprovazione che mi dava di sbieco il quinto cane attaccato da solo al centro della muta) e salirci con tutti e due per fermare il convoglio (se si resta fermi “si butta l’ancora”, quel freno esterno che vedete in foto – ma non come ho fatto io, che per darmi il cambio alla guida con Margherita che era nella slitta sono scesa dal freno, fulminata un attimo dopo da uno dei ragazzi di Villmarkssenteret arrivato di corsa temendo che i cani ripartissero). A volte, per esempio in salita, si aiutano i cani spingendo sul terreno con un piede o scendendo per spingere la slitta correndo insieme a loro (bene la prima, la seconda versione non ho osato provarla).
Se i panorami della Norvegia vi affascinano, col dog sledding ci si diverte molto, ed è un’occasione per osservarli e viverli in un altro modo. Tornati alla base è un piacere vedere i cani rotolarsi felici nella neve, e in quel momento sono ancora più contenti di essere accarezzati.
Voi entrerete nella “Goille” (un locale a struttura circolare tutto di legno pareti e tetto a capanna inclusi, col falò acceso al centro), per riscaldarvi col brodo di renna e tutto il resto, seduti su panche coperte di pelli di foca. E magari, come è successo a me, avrete la fortuna di fare due chiacchiere con Tove Sørensen, owner di Villmarkssenteret, che ama moltissimo parlare con chi viene a fare dog sledding, e qui arrivano 26.000 persone l’anno!
“Anche se siamo diventati grandi e possiamo portare sulle slitte 300 persone al giorno, per me è importante raccontare agli ospiti la storia dei nostri cani e cosa facciamo, mi piace stare con gente allegra: il 99% di chi viene qui è felice!”
Con Tove lavorano 45 ragazzi “oltre a uscire con le slitte, con 300 cani c’è moltissimo da fare, bisogna essere attenti a ognuno di loro, dargli affetto, controllare che stia bene, nutrirlo col cibo migliore, allenarlo… A volte qualcuno mi dice ‘poverini, li tieni fuori’, certo che vivono fuori, in casa oltre a imbolsire il riscaldamento gli rovinerebbe il mantello: hanno tre tipi di pelo adatto alle basse temperature.”
“C’è chi mi chiede come mai abbiano la catena così corta: 2 metri è la misura giusta, se fosse lunga il doppio sarebbe molto pericoloso, potrebbero correre per 8 metri prendendo troppa velocità e uccidersi per un contraccolpo al collo. I box non mi piacciono perché i cani saltano tutto il giorno e non sembrano felici, invece la soluzione che adottiamo qui permette che siano in un luogo aperto dove tutti possono coccolarli passando in mezzo alle cucce. Quando nascono i cuccioli invito le persone a prenderli in braccio e ad accarezzarli, loro sono felici e per i cani è l’imprinting migliore, così abbiamo cani molto socievoli. Per me è importante che i cani stiamo bene e siano felici, per loro è importante lavorare, altrimenti diventano molto tristi.”
Tove continua a fare dog sledding anche per hobby, partecipando alle gare “le più impegnative sono quelle finlandesi: si percorrono 1000 km in 5-6 giorni, e per occuparmi dei cani dormo due ore per notte” ma in fondo non le pesa troppo perché è quello che ha sempre desiderato “sono del sud ma non sono mai stata una city girl, ero sempre in mezzo alla Natura coi miei cani, il mio bisnonno e la sua famiglia erano Sami e sento un po’ del loro sangue nelle vene!”
Tove aveva lasciato tutto al sud (tutto è relativo) 28 anni fa divorziando dal primo marito, e arrivata a Tromsø da sola col figlio di un anno e mezzo aveva aperto una pensione per cani. L’attuale attività è iniziata per caso, con la telefonata di un amico che le chiedeva di portare a fare dog sledding degli amici inglesi in vacanza in Norvegia. Lei lì per lì rifiuta, non le piaceva l’idea di guadagnare col suo hobby, ma poi pensa al bel regalo di Natale che quel lavoro le permetterebbe di fare a suo figlio e accetta.
“Quando siamo tornati dal giro in montagna e abbiamo mangiato la zuppa che avevo preparato, i miei ospiti erano così felici che di lì a poco ho ricevuto un sacco di richieste. Così ho iniziato a portare i turisti in mezzo alla Natura mostrando loro quello che amo, senza restrizioni: tutti possono fare dog sledding, neonati, anziani, diversamente abili e anche chi ha paura dei cani. E il successo è arrivato in fretta.”
per chi vuole approfondire:
dog sledding Villmarkssenteret
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