Isolamento.
[Il penitenziario di Gorgona è l’ultimo carcere italiano a cielo aperto, il più agognato dai detenuti. E’ sull’isola più piccola dell’Arcipelago Toscano (3 km per 2), tutta roccia e verde. Può accedere alla lista d’attesa chi deve scontare gli ultimi 4 anni di una lunga reclusione trascorsa con buona condotta, e la selezione è durissima.]
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Questo post racconta molto più di un vino. E’ lungo, lo so, e ci ho messo molto a scriverlo perché ho voluto parlare con chi ha preso parte al progetto, i carcerati non ho potuto intervistarli ma ci sono, e tanto.
“Cercavano chi andasse sull’isola di Gorgona a coltivare la piccola vigna insegnando ai carcerati, per dar loro una professionalità. E che potesse, volesse retribuirli per il loro lavoro”.
Inizia così la lunga chiacchierata col Marchese Lamberto de’ Frescobaldi che l’anno scorso, come altri viticoltori toscani, ricevette una mail dalla dottoressa Maria Grazia Giampiccolo, da un paio d’anni direttrice del Carcere di Gorgona. Conteneva una proposta chiara: aderire a uno dei progetti di recupero e formazione professionale dei detenuti, dando vita a una piccola produzione vinicola. “Volevamo rilanciare le produzioni sull’isola trovando dei partner che potessero condividere con noi la volontà di affermare delle nuove modalità di esecuzione della pena” mi ha detto lei quando ci siamo sentite al telefono.
[Incredibilmente] “L’unica risposta è stata la mia” prosegue il Marchese “e quando l’anno scorso sono andato a Gorgona per vedere la situazione e parlare con i carcerati , mi ha molto colpito quello che mi hanno raccontato, così ho pensato di provarci”.
Detto fatto. Con l’enologo Niccolò D’Afflitto che li segue in Frescobaldi e due agronomi dell’azienda, inizia a occuparsi del progetto andando spesso sull’isola “il solo fatto che ci vedano continuamente è per loro la conferma che facciamo sul serio” mi dice.
La vigna era stata impiantata nel 1999 su progetto della Regione, poi abbandonata al cambio del direttore del carcere, fino a quando un detenuto chiese di potersene occupare “era un siciliano molto competente di vigna che è poi tornato a casa, e sull’isola ha fatto un lavoro eccellente” [e se lo dice Frescobaldi…]
Lamberto Frescobaldi convince subito Argo Tractors a dare in comodato al carcere un trattore di loro produzione. La cantina c’era già, portano le barriques e piano piano danno le nozioni per fare una buona vendemmia. “E’ stato un crescendo, i detenuti all’inizio erano un pochino sospettosi ma poi hanno dato tutto l’appoggio possibile e ci siamo ritrovati a realizzare questo vino di Vermentino e Ansonica che ha un sapore di mare profondo, molto complesso, con una bella mineralità e la freschezza delle isole, dove c’è sempre una bella ventilazione.
Ma Gorgona è un vino che vuole essere anche pensato, riflettuto, perché dietro ci sono delle storie difficili, di persone che hanno sbagliato, che hanno creato dolore e stanno passando un lungo periodo di reclusione” [già…].
“Abbiamo bevuto la prima bottiglia un mese fa” racconta la dottoressa Giampiccolo “i primi risultati sono stati veramente stressanti perché, chiaramente, poter collaborare con un’azienda, e così prestigiosa, rappresenta un importante trait d’union con il mondo esterno e del lavoro, anche ai fini di future assunzioni una volta rientrati nel mondo libero. La bellezza di Gorgona è anche il suo limite: questa splendida isola nel Mar Ligure ipso facto determina una condizione di isolamento per tutti. Per cui riuscire a portare delle persone da fuori, e poter offrire ai detenuti l’apprendimento on the job con una consulenza così importante, è veramente significativo”.
Anche Simonetta Doni dello Studio Doni & Associati [specializzati nella realizzazione di etichette per vini] si è subito appassionata al progetto, e ha realizzato il packaging del vino gratuitamente. “Certo che ho accettato” mi ha detto “quando Lamberto me ne parlò, naturalmente abbiamo aderito subito con entusiasmo, un progetto così non capita tutti i giorni”.
Le etichette create da Simonetta Doni scaturiscono da un insieme di fattori: la storia ma anche il luogo, le persone, e soprattutto le sensazioni.
La prima cosa che ha chiesto è stata di andare sull’isola “a parte la curiosità di vedere un luogo in qualche modo per me segreto e inavvicinabile, dove non si va in vacanza, volevo parlare con i detenuti. Questo vino è un prodotto del loro lavoro e volevo che trasparisse dall’immagine dell’etichetta qualcosa suggerita da loro. Andai sull’isola a febbraio in una giornata incredibilmente bella, l’isola è strepitosa. E la conoscenza con questi detenuti mi ha fatto capire come lì ci fosse un ambiente completamente diverso da qualsiasi altro carcere: hanno veramente la possibilità di fare qualcosa di concreto per il loro futuro”.
E’ quello che pensa anche Lamberto Frescobaldi “Il vino Gorgona è anche un frutto della speranza, perché quando queste persone usciranno potranno trovare impiego nel settore, magari anche da noi che abbiamo diverse aziende dove potrebbero lavorare in vigna, e l’altra cosa importante è che usciranno avendo già dei risparmi”.
“Ho chiesto ai carcerati dei suggerimenti, le loro sensazioni, cosa fosse l’isola, come la vivessero: era quello che volevo far trasparire” mi spiega Simonetta Doni “poi in realtà, forse anche per timidezza da parte loro, la descrizione l’abbiamo invece avuta da un loro tutor e abbiamo capito che tutto l’insieme non era raccontabile con un segno grafico stilizzato e comunque asciutto, ma andava raccontato con molte parole, e infatti l’etichetta è una specie di giornale dell’isola, piena delle sensazioni ed emozioni che trasmette, ma l’idea principale di tutto questo packaging nasce proprio dal fatto dell’isola segreta, che è una cosa che non si vede, e quindi abbiamo avvolto la bottiglia in una carta che la protegge come fosse un tesoro”.
Quando si vuol mandare un messaggio (e attraverso questo progetto si manda un messaggio di speranza anche per il futuro di queste persone) da un’isola, si mette dentro a una bottiglia e si affida al mare. “Noi abbiamo fatto l’inverso perché il nostro messaggio è il succo del progetto, il succo dell’uva spremuta, quindi il vino che sta dentro la bottiglia, così il messaggio è al di fuori della bottiglia e l’abbiamo reso segreto”.
La bottiglia scelta dallo Studio Doni è una borgognona, anche la capsula non è tradizionale ma in gommalacca giallo sole “perfetta per quel vino e la suggestione che dà l’isola, il nome Gorgona sull’etichetta è come fosse l‘intestazione del giornale, e la bottiglia è avvolta da un cartoncino, fermato da un bollo di ceralacca dello stesso colore della capsula, che è la riproduzione ingrandita dell’etichetta e dà la possibilità di tenere un ricordo dopo aver bevuto il vino. I testi nel giornale, che poi sono i messaggi, vorremmo cambiarli ogni anno com’è naturale che succeda sui quotidiani”.
I messaggi sono le emozioni che dà l’isola, che si racconta attraverso il vento, il sole, l’aria e il mare, tutte suggestioni molto forti ed emotive. “La prima volta che l’ho visitata, la notte non sono riuscita a chiudere occhio per la carica emozionale che mi aveva lasciato. E’ incredibile. E lo dice anche chi c’è andato molto più spesso di me. Niccolò D’Afflitto, che è l’enologo, ogni volta ha bisogno di un periodo per decantare l’emozione che dà tutto l’insieme. Un posto così isolato e unico, distante dal resto del mondo, dove gli abitanti sono i detenuti che in realtà sono liberi tutto il giorno per svolgere i loro lavori all’aperto e poi la sera rientrano nei loro alloggi, e quindi una comunità vera e propria che vive sull’isola: benché detenuti fanno una vita, quella che in un carcere normale non c’è più”.
L’ultimo tocco al progetto è femminile: Annie Féolde ha creato, in abbinamento al Gorgona, i Risoni al limone verde e chiocciole, un piatto inserito nel menu della sua tristellata Enoteca Pinchiorri, dove si può assaggiare fino a questo autunno.
“Il Marchese Frescobaldi ha chiesto a mio marito Giorgio di essere gli ambasciatori di questo progetto, lui ha subito accettato perché noi siamo molto per il sociale, e ne siamo molto felici perché è una buona iniziativa” mi ha spiegato Annie Féolde “la mia ricetta è come il vino Gorgona che è leggero, profumato e allo stesso tempo deciso. Ho pensato a questo piatto perché la pasta, che sembra chicchi di riso, è molto dolce, l’ho ravvivata con un po’ di limone e aggiunto le chiocciole che sono un abbinamento un po’ insolito, come può essere questo vino bianco su un’isola con un carcere”.
[Gorgona 2012, prodotto in 2700 bottiglie numerate da 75 ml, è in vendita in alcuni ristoranti selezionati* al prezzo di € 50].
“I detenuti sono dediti anche a tutta un’altra serie di attività di produzione nel campo dell’agricoltura,” mi ha detto la dottoressa Giampiccolo prima di salutarci “producono anche olio, formaggi ed è stato stretto un accordo con la Frescobaldi in modo che anche queste produzioni siano dedicate a loro. Poi chiaramente ci sono delle attività legate alla manutenzione dell’isola, degli impianti del fabbricato e naturalmente alla pesca, vorremmo rilanciare una piccola produzione di itticoltura sospesa da anni…”
[to be continued ;)]
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© foto di Federica Fioravanti
per chi vuole approfondire:
le forme delle Bottiglie per il vino
la ricetta “Risoni al limone verde con chiocciole” di Annie Féolde
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*alcuni ristoranti dove è possibile acquistare il vino Gorgona:
Enoteca Pinchiorri a Firenze
La Pergola dell’ Hotel Cavalieri di Roma
Ristorante Quattro Passi a Massalubrense
Ristorante Caruso a Sorrento
Ristorante O’ Canonico a Sorrento
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