Qualche mese fa, durante una lunga chiacchierata con Eugenio Medagliani (lo stavo intervistando per L’Uomo Vogue e ci sono “scappati” pure 7 video che sto lentamente caricando sul mio canale youtube), a un certo punto lui ha fatto una divagazione sul cappello da chef dicendo che insomma, questa moda delle bandane e dei cappelli strani prima o poi avrebbe dovuto rientrare perché il cappellone ha una grande importanza, fa riconoscere subito lo chef in mezzo alla brigata, si individua a colpo d’occhio e gli attribuisce il suo ruolo.

EgoChef - Cappello mod. TNT Show Cap

Vi assicuro che il suo discorso mi ha fatto pensare. Eugenio Medagliani l’anno scorso ha compiuto 80 anni (come il suo amico Gualtiero Marchesi), è un uomo che ha vissuto la cucina classica in un’altra epoca seguendola nella sua evoluzione fino ad oggi, è la quarta generazione di fornitori di attrezzatura alberghiera, a lui si rivolgono un po’ tutti gli chef italiani e si ricorda ancora quando faceva credito ai giovani appena usciti dalla scuola alberghiera che andavano da lui per comprare il minimo indispensabile per poter iniziare a lavorare in cucina…

Il suo ragionamento l’ho preso molto seriamente, non ho pensato che fosse sbagliato, anzi mi è sembrato molto saggio. D’altro canto ci sono alcuni nuovi cappelli da chef, decisamente fashion, che mi piacciono molto. La cucina è glam, gli chef sono glam, molti sono sotto ai riflettori come non era mai successo prima. C’è chi resta sul classico mentre altri curano maggiormente il look. Sono umanamente vanitosi o forse ciò che li guida è proprio il loro gusto per il bello? Quello stesso piacere per l’estetica che fa aggiungere un particolare germoglio alle loro preparazioni o accostare ingredienti gustativamente equilibrati che abbiano anche colori contrapposti ed elegantissimi?

EgoChef - Cappello modello Artic

A me piace e diverte vedere Moreno Cedroni con la fascia nei capelli e il grembiule fiorito, Claudio Sadler in total-black bandana inclusa, Carlo Cracco col suo look minimale che sembra pronto a sfilare sulla passerella di Armani…

E c’è il polo opposto. Il mese scorso sono stata invitata a una cena organizzata da Carlo Vischi Direttore collane Il Gusto di Edizioni Gribaudo e Chiara Moiana Direttore di  Cucina Gourmet dove lo chef Luigi Tramontano del Ristorante Il Flauto di Pan dell’Hotel Villa Cimbrone si è esibito in trasferta a Milano, ospite nella cucina del Westin Palace. Alla fine, come di consueto (sono appuntamenti mensili aperti anche al pubblico, per far conoscere la cucina dei giovani chef emergenti di tutta Italia), chef e brigata sono venuti a salutare in sala. Stavolta erano tanti, tutti in divisa candida e cappellone bianco da copione, tranne uno. Solo lui, Luigi, era a capo scoperto, e fra tanti cappelli imponenti per un attimo ho avuto il dubbio che non fosse lo chef.

Voi che ne pensate? E’ giusto giocare, mettersi in mostra, seguire le mode oppure i “sacerdoti della cucina” dovrebbero presentarsi in modo classico e ineccepibile? O forse è proprio l’essere “grandi” a far sì che non abbiano bisogno di indossare il classico cappello da chef?

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rin

ringrazio EgoChef per le immagini dei cappelli di sua produzione

per chi vuole approfondire:

Medagliani

Moreno Cedroni
Claudio Sadler
Carlo Cracco
Collane Il Gusto di Edizioni Gribaudo
Cucina Gourmet
Ristorante Il Flauto di Pan

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6 pensieri riguardo “Lo Chef si riconosce dal Cappello?

  1. A me personalmente quello di carta non piace, ma amo quelli colorati con le scritte, fiori ecc… che si intonano perfettamente al resto della divisa.

  2. Dimenticavo grazie per la visita è il commento, ti leggo spessissimo buona giornata :)
    Vesselina

  3. Per me lo chef deve avere il cappello bianco, il classico non tramonta mai, no i colorati non mi piacciono!!!!
    Lidia

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