19-28 Aquila Romana – via Cairoli 3/5 Noceto (PR) – tel. +39 0521 625398
Aperto tutti i giorni, lunedì e martedì solo fino a pranzo – Orario 9:00-15:00 e 17:00-01:00
Forse siete arrivati qui dal post su com’era l’Aquila Romana, in ogni caso siete approdati in un luogo amico.
Proprio così, quello che si prova arrivando al 19-28 Aquila Romana, nel centro storico di Noceto, è una calorosa accoglienza. E se siete fortunati come è successo a noi, sarete pure accolti dal sorriso di Fiorenza mentre apre le persiane del ristorante (al primo piano).
Si sono trasferiti qui Fiorenza, Beatrice e Giuseppe (marito di Bea, sorella di Fiorenza) quando con un po’ di nostalgia, ma con la forte sensazione di una svolta verso un nuovo percorso, hanno lasciato via Gramsci (dove sono iniziate le opere ristrutturazione dell’intera palazzina) portando con sé la loro storia e ridandole freschezza con nuove idee. Il nuovo nome del locale incorpora quello dello storico Aquila Romana, ma sono quei due numeri 19-28 che lo precedono a portarti verso elucubrazioni senza esito certo. Così me lo sono fatta spiegare: 19 marzo è il compleanno di Giuseppe, 28 maggio quello di Beatrice, 28 ottobre quello di Fiorenza e Giacoma (mamma di Fiorenza e Beatrice) e infine 1928 l’anno di nascita del babbo Giorgio (fondatore dell’Aquila Romana, insieme a sua moglie Giacoma). Adesso sapete quando fare gli auguri a tutta la famiglia ;)
Il locale si articola con la stessa dualità del nome, anche come spazi, occupando due piani: al primo il ristorante con la cucina emiliana innovativa di Beatrice, al piano terra il pub dove potete rifocillarvi in modo più veloce e informale, ma sempre partendo da ingredienti eccellenti.
Siete al Pub? Mangiate un panino. C’è da scegliere, sono tutti ottimi e imbottiti generosamente, ma vi confido che fra i miei preferiti al primo posto ho messo il ParmaSlurp (si chiamerebbe ParmaSuper ma l’ho ribattezzato così perché è troppo buono). Naturalmente da accompagnare a una birra artigianale italiana: ce ne sono 72 tipi in bottiglia e 5 alla spina, solo a vederle le vorresti provare tutte, ma in caso di dubbi chiedete a Giuseppe.
Ed ecco un piccolo specchietto dei panini, ma chiedete sempre perché le new entry sono continue:
ParmaSlurp (prosciutto crudo di Parma di una quarantina di mesi e parmigiano-reggiano di 36) – un must!
Holy horse (pestato di cavallo, salsa agrodolce homemade leggermente piccante)
Beer Burger (hamburger impastato alla birra keller con bacon di prosciutto di Parma)
Beer Brunch (pasta di salame impastatata con birra pale ale, maionese e frittata al luppolo)
Beer Salmon (toast a tre strati con burro di panna e salmone marinato alla birra stout)
Green Gourmet (vegetariano: spinaci crudi, cipolla di Tropea brasata, salsa di noci ed Emmental)
Primo piano: Ristorante, qui Beatrice si diverte a giocare con gli ingredienti tipici emiliani (ma trovate anche la tradizionale Torta fritta accompagnata da un prosciutto di Parma 38 mesi), a destrutturare icone della cucina italiana (come la parmigiana di melanzane), e a creare piatti con la birra (l’ha messa pure nel profiterol!).
In carta non trovate la classica scelta dei piatti divisi per portata: sono tutti insieme e hanno porzioni simili “ormai ordinano tutti al massimo due piatti” ha spiegato Fiorenza che si occupa della sala.
La carta dei vini è divisa in 2 sezioni: quella più giovane con i vini delle ultime annate e prezzi da 10 a 25 euro, e la carta storica del ristorante con le grandi annate e i vini d’antiquariato (per fare qualche esempio ci sono Tignanello dal 1978 al 2005, Luce dal 1993, Amarone Quintarelli dal 1978, Barbaresco Gaja
del 1979, Clerico dal 1985 al 2003…), d’altronde la cantina è strepitosa e ci vorrebbero dei giorni per scoprirla tutta! Contiene anche chicche da collezionismo come il McCallan 1959, e ricordi d’infanzia di Fiorenza e Beatrice come le due bottiglie di Bols Ballerina (che danza caricando il meccanismo sul fondo), ricevute in regalo da un amico di famiglia.
Tavolini anche fuori: quel ripido vicoletto all’ingresso del locale è un’ulteriore saletta a cielo aperto, coi quadri attaccati anche alla facciata di fronte che funge da parete espositiva (e in effetti le opere sono in vendita). In realtà è una zona franca dove è normale che convivano generazioni diverse, può capitare che le signore
del paese si fermino per un tè e chiacchiere fra amiche mentre al tavolo a fianco dei ragazzi con diverse decine d’anni in meno (e tattoo e piercing in più) si bevano una birra. Non è finita: mentre qualcuno mangia un panino c’è chi chiede la carta del ristorante, così come al ristorante (anche se non è in carta) si può bere una birra appena spillata al pub. Tutto è semplice e piacevole perché Fiorenza, Beatrice e Giuseppe ti mettono sempre a tuo agio, feel free!
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Prezzi medi: panini € 5 – piatti € 13 – dessert € 5 – coperto free
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©Foto mie e di Strutturafine
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