Un invito un po’ diverso dal solito, che fa sorridere.
Idea carina, ho pensato. E venerdì pomeriggio, ancora un po’ incatramata dall’influenza, ho raggiunto il nuovo “negozio” (è così che i Farinetti amano definire i loro Eataly) con molta curiosità. Percorrendo Corso Como, mentre il sax di un musicista di strada accompagnava i miei passi e la base “How deep is your love” dei Bee Gees, immaginavo che affacciandomi sulla piazza avrei visto un capannello davanti all’ex Teatro Smeraldo, adesso sede di Eataly Smeraldo.
Invece niente folle di curiosi, il pre-opening stava passando inosservato e un po’ nascosto dalle macchine a riposo dei lavori in corso. Meglio, ho pensato facendo la fila per entrare, e intanto una prima osservazione: il free wifi funziona già outdoor, senza menate di inserimento password. Certo essere facilitati nella comunicazione non dovrebbe stupire, eppure… un pensiero vola immediatamente a Vinitaly, punta di diamante dell’opposto contrario, e non solo a quella manifestazione purtroppo.
Cellulare alla mano avanzo in un’Eataly Smeraldo luccicante e impacchettata (siamo in tanti, il “domopak” avvolge gli scaffali pieni per non indurre in tentazione, penso), già perfettamente funzionante (pare), trasparente nei suoi tre piani a vista, bellissima.
Sul palco assurgente, vero epicentro di tutto, scorgo Oscar Farinetti vicino al pianoforte a coda che parla con un gruppo di colleghi. Si partirà da lì, penso ricordandomi che era previsto ci accompagnasse in un giro per il negozio. Salgo con la scala mobile giusta ma il palco è piantonato “spiacente ma non si può entrare, andate dalla parte opposta che fra poco si affaccerà per parlarvi” ci rimbalza la signorina che transenna l’ingresso col suo corpo escludendo implicitamente ulteriori interviste e motivando il cambio di programma con un “dovevate essere 50!”. E sia, anche se, insomma, (non solo) a me questa cosa del monologo dal palco non piace molto…
“Aborro i luoghi tutti uguali” inizia Farinetti “Eataly non è una catena, per questo ogni negozio ha un nome, questo si chiama Smeraldo in omaggio alla sua storia” ci spiega ricordando l’ex Teatro Smeraldo “qui si sono esibiti Mina, Ornella Vanoni, Giorgio Gaber, Ray Charles, Bob Dylan, Bruce Springsteen, ha debuttato Celentano…” e racconta l’idea “lo spettacolo è anche veder nascere una mozzarella, un tortellino, un pane dal forno…” tutte cose che si potranno vedere in diretta proprio qui, dove poi “ogni sera alle 19 ci sarà una rappresentazione live sul palco: così ci sarà lo Spettacolo del cibo e lo Spettacolo”, che come mi aveva raccontato Nicola Farinetti durante la nostra chiacchierata non sarà solo musicale e non solo ad opera di grandi artisti ma anche e soprattutto di giovani emergenti (in fondo la mail per proporsi). Ci saranno rappresentazioni quotidiane e gratuite di spettacolo e cultura, potrebbe anche capitarvi, per esempio, di ascoltare la lettura degli articoli della Costituzione. E a questo proposito Oscar ci mostra la proposta (di Eataly) che potete leggere sul cartello in foto.
Tornando al negozio – tre piani, ma al terzo c’è “solo” il centro congressi con 150 posti, più il piano terra “e sotto altri 2 piani di technicality che servono per far funzionare tutto quello che vedete” spiega ancora Oscar (chi l’avrebbe detto?), che non è solo cibo da acquistare e portare a casa, ma anche da mangiare lì, nei 15 ristorantini tematici o da Alice, il ristorante stellato di Viviana Varese e Sandra Ciciriello. Sandra supervisiona anche la pescheria di Eataly e infatti il pesce esposto era incredibile, sia per freschezza (niente surgelato qui) che per varietà: brava Sandra, avanti così.
Eataly Smeraldo inaugura il 18 marzo alle 10 (la prima delle Cinque Giornate di Milano) conclude Oscar, anche se lui avrebbe voluto aprire il 25 aprile per via della Liberazione (e qui scopriamo, in una confidenza che pare più un pensiero a mezzo tono, che suo padre, il Comandante Paolo, ha fatto il partigiano insieme a Felice Marino, il nonno di Fulvio e Fausto, per chi ne conosce la storia la prima delle Sette Effe del Mulino Marino).
Finito il discorso girelliamo per i piani, il personale è molto giovane e pieno di entusiasmo. Mi fermo per un calice di Franciacorta e chiedo cosa sia, il ragazzo che ha estratto la bottiglia dal secchiello non se l’aspettava, legge tentennante il nome sull’etichetta e con un altro paio di scambi capisce cos’altro volessi sapere. Con un sospiro di sollievo mi guarda dicendo “ah sì, è un brut” mentre la sua collega con gli occhioni sorridenti mi rincuora con un “signora, è uno champagne italiano!”
Proseguo sorridente anch’io assaggiando la tartara di ombrina in pescheria, la Piemontese battuta al coltello nella macelleria di fianco, mi fermo a scattare due sfoglini che chiudono tortellini, cerco di liberare
l’iphone da una parte delle 13 mila foto che mi impediscono di riprendere il Mozzarella Show con la telecamera di Instagram ma quando sono pronta il blob di mozzarella è già stato mozzato tutto… e colgo al mio fianco lo sguardo di sufficienza di una food blogger che conosco.
Passo davanti al bancone di VinoLibero che propone una scelta di vini per l’aperitivo, metto il naso da Alice per fare i complimenti a Viviana e accarezzare il tavolo col piano in kauri millenario che è di fronte alla cucina (ve ne parlerò meglio in un post dedicato al ristorante), butto un occhio nelle due aule-cucina
dove verranno organizzate demo e corsi, scendo ad assaggiare la piadina dei fratelli Maioli, uno spicchio di pizza e un pezzetto di pane e focaccia (tutto a lievitazione naturale e con le farine bio macinate a pietra del Mulino Marino) cotta nel forno a legna con piano rotante, guardo con dispiacere il corner Venchi dove
non c’è nessuno e non riesco ad avvicinarmi alla gelateria Làit che non ho avuto ancora il piacere di assaggiare (ma ricordo ancora l’entusiasmo di Ugo Alciati che me ne parlava qualche anno fa raccontandomi la sua idea, e di come aveva fatto trasformare da Carpigiani la macchina che lo produce, del latte di alpina, dei primi limoni che era andato a caricare personalmente riempiendo la macchina…) e mentre penso di dover tornare sento l’avviso di accomiatarci entro un quarto d’ora per consentire la ripresa dei lavori. Esco salutando una ragazza che mi porge un’elegante cartella stampa (che sembra più un catalogo deluxe), fuori nel buio le macchine degli addetti ai lavori si sono già rianimate.
Riestraggo l’iphone per uno scatto by night e vengo spiacevolmente avvolta da una nuvola di intenso e stucchevole profumo femminile. L’emanatrice si confronta col marito sul fatto che Eataly sia già aperto e sull’eventualità di entrare. E mentre lui le dice che ah no, è solo per la stampa lei irrequieta si appropinqua fino alla soglia, con conseguente rimbalzo, abbandono del campo e scia profumata di ritorno. Faccio un passo indietro guardando in su per inquadrare meglio la facciata e urto qualcuno. Mi giro per scusarmi, è un “addetto ai lavori” col caschetto arancione e la tuta che non fa una piega, tanto che sembra uscito da uno spot. Fa un mezzo sorriso con lo sguardo comprensivo di chi è abituato a lavorare facendo attenzione ai fanatici di Eataly con lo smartphone in mano “non si preoccupi, faccia pure signora” mi dice rassegnato. Vagli a spiegare che il profumo non era il mio!
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Eataly Smeraldo – piazza XXV Aprile, 10 – Milano – tel. 02 4949 7301 – Orario: dalle 10 a mezzanotte, aperto tutti i giorni (tranne lunedì 24 e 31 marzo 2014)
per esibirti sul palco scrivi a palcosmeraldo@eataly.it
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per chi vuole approfondire:
la mia intervista a Oscar e Nicola Farinetti
da Wikipedia: il Teatro Smeraldo
il mio post sulla farina delle Sette Effe del Mulino Marino
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