Giorgia e Paolo abitano in Trentino. Dal 2010 hanno iniziato a vivere come artigiani in mezzo ai boschi, in un piccolo gruppo di masi a 5 km dal paese.
La loro casa si fonde col laboratorio dove creano oggetti in gres, a volte in legno, per la tavola e la cucina, e delicati piattini di porcellana dalle scritte romantiche, molto richiesti come bomboniere.
Com’è vivere e lavorare in mezzo ai boschi?
Dopo qualche anno che vivi qui diciamo che sei in un’altra dimensione, e quindi anche la Natura ha un forte impatto. Io mi sento molto ispirata dalla Natura, fa parte della nostra vita.
Innanzitutto c’è il contatto con le piante, con l’ambiente boschivo e di mezza montagna, adesso sono arrivati i lupi ma non creano problemi perché hanno paura dell’uomo, predano soprattutto caprioli. Non c’è niente qui intorno, se nevica restiamo isolati ma lavorando in casa non è che ci agitiamo tanto, certo bisogna spalare! :D
Com’è nato il vostro laboratorio?
Per quanto riguarda la genesi, all’inizio facevamo ceramica artistica, poi nel 2007 abbiamo deciso di riconvertire nella ceramica d’uso. Usando porcellana e gres, questo ha imposto un cambio radicale per quanto riguarda le attrezzature, gli smalti… tutto quello che usavamo prima non si poteva più utilizzare. È stata un po’ una rivoluzione, da quel momento abbiamo iniziato a produrre oggetti d’uso, anche di legno.
Mio marito Paolo lavora anche la ceramica ma è un artigiano del legno, e appena può fa alzate, cucchiai, spalma burro… la sua prima passione era quella.
Poi siccome è un artigiano bravissimo e sa fare tutto, ha imparato anche a lavorare la ceramica e da otto anni lavoriamo sempre insieme, diciamo che è un lavoro a quattro mani.
Quando lavora il legno, Paolo preferisce usare le essenze locali, in alternativa sceglie legno di provenienza italiana, anche di recupero come vecchie assi… Gli piace molto lavorare il cirmolo, un’essenza decisamente autoctona, perché è molto morbido, così quando può ad esempio i cucchiai dosatori li fa col cirmolo. E poi va a periodi, usa ciliegio, pero, frassino.
Come mai avete ridotto l’uso della porcellana in favore del gres?
La scelta di abbandonare la porcellana è dovuta innanzitutto a una dermatite da contatto che ha sviluppato mio marito. A questo aggiungo che come feeling ci piace di più il gres perché è più rustico, il colore è più caldo… e con le tinture che faccio per le decorazioni diventa un po’ più vintage.
In più il prezzo della porcellana è altissimo, l’anno scorso abbiamo avuto grossi problemi di approvvigionamento, così abbiamo deciso di utilizzarla solo per piattini e piccoli contenitori abbinati a scritte, che ci chiedono soprattutto come bomboniere.
Ultimamente ho realizzato una collezione molto allegra, decorata con fragole e limoni.
Sono oggetti in gres che tratto in modo un po’ particolare, lo sbianco in maniera approssimativa, lo decoro e passo una mano trasparente in modo che il disegno resti visibile sotto smalto, un po’ quello che facevo sulla porcellana però con un effetto più caldo e un po’ più rustico che mi piace molto. Preferisco creare oggetti un po’ romantici.
Il gres è anche antiaderente? Lo spessore incide sui tempi di cottura?
È proprio così. Facciamo teglie da crostata, piccoli stampini per muffin, dolcetti e cose che possono andare in forno e contenere degli impasti senza dover essere imburrati.
Per la tortiera bastano una decina di minuti di cottura in più perché io faccio abbastanza spesse e bisogna tener conto che si deve scaldare bene lo stampo, ma per quanto riguarda le crostate e i muffin è praticamente uguale.
C’è qualche oggetto che ti affascina particolarmente… come decidi cosa creare?
Dipende un po’ dall’estro, alle volte sono più sulle tazze, altre sulle ciotole, adesso poi vorrei fare delle insalatiere, diciamo che adoro lavorare al tornio e tutto quello che posso fare lo faccio, poi naturalmente ho dei piani di lavoro e non sempre riesco a sperimentare tutto quello che vorrei, però ci provo.
Al momento il servizio di piatti che proponiamo ha il piatto piano con bordo plissettato, il piattino da dessert che sembra la corolla di un fiore e la ciotola minimal. Il colore è dato dallo smalto, un po’ puntinato per reazione della terra che sta sotto.
Ecco, mi piacerebbe fare anche un nuovo servizio di piatti, con un nuovo decoro…
Qualche anticipazione?
Devo fare qualche esperimento con la cenere: contiene dei carbonati che poi reagiscono con l’alta temperatura e sono curiosa di vedere cosa viene fuori, il risultato dipende anche dal tipo di legno che ha prodotto la cenere.
Quella che voglio utilizzare è cenere di faggio di recupero della nostra stufa, da cospargere sui piatti per vedere se riesco a ottenere l’effetto che vorrei, un po’ puntinato e con varie tonalità, che possono essere marrone, ocra, bluastro, azzurro, verdino…
Nel lavoro qual è la tua filosofia, e cosa ti ispira oltre al bosco e alla Natura?
Sono molto ispirata dalla filosofia giapponese del wabisabi e in generale da tutta la cultura ed estetica giapponese, e quindi i miei ceramisti favoriti sono del Sol Levante, decisamente.
Per quanto riguarda l’estetica e la funzionalità cerchiamo sempre di raggiungere un equilibrio, nel senso che l’estetica non può togliere spazio alla funzionalità, quindi bisogna trovare sempre il giusto compromesso.
Tendenzialmente ci piace fare collezioni che non escludano quello che era stato fatto prima, tutto deve coesistere negli anni. In modo che chi acquista i pezzi via via abbia sempre un’unità di stile e di visione. Per noi tutto deve stare bene insieme, armonicamente.
Un progetto per il futuro?
Ne ho due.
Mi piacerebbe aprire un popup store a Berlino. In realtà stavo organizzando tutto prima che arrivasse il Covid e poi è andato tutto in fumo… però mi piacerebbe l’idea di un pop up da qualche parte, magari per un paio di mesi.
E poi il tessile è una cosa che vorrei sviluppare, mi piacerebbe vendere anche tovaglie e tovaglioli in lino da abbinare ai piatti. Un progetto che per il momento ho dovuto accantonare, ma tornerò alla carica.
CHI SONO GIORGIA BRUNELLI e PAOLO LESSIO
Compagni nella vita e nel lavoro da oltre vent’anni, Giorgia a Paolo creano oggetti che portano poesia sulla tavola. Li trovi nel loro Giovelab, un piccolo e frizzante laboratorio in mezzo ai boschi della Valsugana, in Trentino Alto Adige.
©foto Giovelab
Prova la mia ricetta Biscotti alle mandorle fotografata in un piattino Giovelab
in Style of Food: Style of Food #08 / Biscotti
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