I piatti di vetro e gli oggetti per la tavola di Daniela Poletti sono fra i props che da soli trasformano un set fotografico in un set fotografico d’impatto. Sono minimali ma pieni di colore, sinuosi ma romantici, statici ma in movimento, nuovi ma pieni di ricordi.
Come è nato il desiderio di dare forma alle sensazioni? Perché con il vetro?
All’epoca avevo un contratto a tempo indeterminato con il Comune di Milano ed ero quasi alla fine della mia seconda gravidanza.
Visto che vivevo sul lago d’Orta, gli spostamenti per una donna incinta iniziavano ad essere un po’ difficoltosi quindi mio marito mi aveva detto di cercarmi un hobby mentre ero in maternità.
Non lo avesse mai detto! Avevo bisogno di un materiale che potesse essere duttile come me, in grado di mutare a seconda dei diversi tipi di lavorazione e avevo trovato nel vetro un compagno di avventure incredibile.
All’epoca non esistevano scuole di fusione e l’artigianato, per quanto riguarda il vetro, si limitava ai laboratori di restauro e realizzazione delle grandi vetrate a piombo quindi ho “sperimentato”.
Ho fatto anche esplodere il mio primo forno all’inizio, facendo test ed esperimenti sui materiali compatibili con i vari tipi di vetro e ho perfino pensato che non fosse la mia strada. Ma ho perseverato ed eccomi qua!
Qual è l’oggetto che hai creato con maggior trasporto emotivo?
Posso dire di non aver avuto un’infanzia simile a quella delle mie coetanee: passavo il tempo libero a giocare con i maschietti perché non trovavo nessun divertimento nelle bambole.
Mi piaceva arrivare al fiume in bicicletta e osservare la natura che mi circondava: credo che il desiderio di dare forma e colore alla materia sia nato da queste esplorazioni e osservazioni infantili.
La Ciotola Corolla, che fa parte della mia produzione da quasi trent’anni, seppur con una serie infinita di varianti e modifiche, rappresenta completamente l’evoluzione della mia arte dalle immagini alla realtà.
Collaborare con gli chef è molto stimolante, hai già fatto qualche progetto con loro?
Ho lavorato con tanti chef da quando ho aperto Vetrofuso, cercando sempre di mettere la mia arte al servizio delle loro necessità, che solitamente sono particolari e non assecondabili da qualsiasi produttore o artigiano che realizzi articoli per la tavola.
La parte più stimolante di questi lavori era capire come la loro idea si potesse concretizzare in un’opera che potesse essere non solo funzionale per la loro richiesta ma anche facilmente utilizzabile dal loro staff e facilmente trasportabile durante il servizio.
Lo Chef Perbellini è stato il primo ad affidarsi a Vetrofuso con un progetto importante.
Un tuo sogno per il futuro?
Poter formulare un desiderio in questo ambito mi sembra molto bello parlarne proprio oggi, perché ne ho discusso precisamente questa mattina con alcuni miei collaboratori. Vorrei che in un futuro non molto lontano il semplice concetto di utilizzare a tavola dei piatti di vetro non fosse più appannaggio di una ristretta cerchia di affezionati, ma una possibilità concepita da tutti. Il vetro, in fondo, accompagna la storia dell’umanità.
CHI È DANIELA POLETTI
Di Daniela dicono sia un’artista un po’ visionaria, curiosa, una presenza “giovanile e rinfrescante”. Lei pensa di essere un’artigiana che si è tolta grandi soddisfazioni, ma che non è ancora giunta dove desiderava arrivare. Non ha ancora realizzato tutte le forme a cui voleva dar vita, non ha ancora visitato tutti i luoghi in cui avrebbe voluto passeggiare.
Le è rimasto quel desiderio di esplorare e di osservare, che ha contraddistinto la sua esistenza fin da quando era bambina.
In un certo senso, il concetto che più la rappresenta non è tanto il sapere dove stia andando la sua arte, ma il pensiero che la sua arte stia procedendo con lei. E continuerà a farlo. Con Vetrofuso.
Prova la mia ricetta Torta di patate, verdure e raclette
nel piatto di vetro dorato di Daniela Poletti
©foto Vetrofuso | ©foto ricetta Sandra Longinotti
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