Simona Baldelli crea oggetti per la tavola modellando la terra, una delle sue tecniche di pittura è quella dell’affresco, che riporta su ciotole e piatti.
Simona bambina, adolescente e donna: quali persone e quali incontri sono stati significativi per la tua attuale visione artistica?
Provengo da una famiglia di ceramisti, mio nonno e poi mio padre hanno contribuito all’innovazione della ceramica italiana, Corrado Cagli, Leocillo Leonardi, Giacomo Balla, Alberto Burri sono alcuni dei nomi di artisti che hanno frequentato e collaborato con l’azienda, alcuni da noi “erano di casa”.
Così sono cresciuta circondata dalla bellezza, ma ho trovato la mia strada solo quando a Firenze ho conosciuto quella che sarebbe diventata la bisnonna dei miei figli, Flavia Arlotta Colacicchi, pittrice ed ecologista, premiata come pittrice fiorentina del 900. Ho capito allora che volevo essere un’artista, fuori dal circuito di produzione di serie, e volevo creare un mio linguaggio al femminile.
Come si diventa artista della ceramica, quali sono le più grandi soddisfazioni che hai avuto e quali le sfide che hai superato?
Mi definisco un artiere della ceramica, e realizzo personalmente le mie idee. La più grande sfida è stata quella di trovare la mia identità all’interno di un’importante famiglia del settore, la grande soddisfazione è quella di esserci riuscita.
Da dove parti e come arrivi alla definizione di un oggetto? L’odore della terra è bellezza?
L’odore della terra è sicuramente bellezza, una bellezza sensoriale che ti permette di creare un rapporto intimo con la materia che lavori, mi colpisce quella bellezza che dagli occhi ti porta al cuore. Nel mio lavoro racconto il mio luogo, il centro Italia, la natura con i suoi colori, gli affreschi. Ad Assisi nella basilica di San Francesco, circondata dai dipinti di Giotto mi è capitato di commuovermi.
L’affresco è un tipo di pittura che ti contraddistingue e hai trasportato sugli oggetti della tavola, come la tua ciotola affresco. Come ci sei arrivata?
L’affresco nasce da una rielaborazione di una tecnica di mio padre, è la stratificazione di intonaci che creano l’effetto degli affreschi consumati dal tempo.
Ti piace realizzare progetti insieme a chi si occupa di food?
Mi è capitato spesso che i miei piatti vengano acquistati per presentare il cibo, una vera collaborazione la sto avendo con una maestra di yoga inglese. Ha pubblicato un libro di ricette vegetariane con prodotti umbri usando i miei piatti, e me ne ha commissionati altri, lei dice che la ispirano :)
Cosa può fare la differenza nella mise en place di un ristorante?
Collaboro da anni con un piccolissimo ristorante in un borgo toscano, pochi tavoli in una piazzetta immersa in un paesaggio incontaminato. A pochi passi c’è la Madonna del parto di Piero della Francesca. Ravioli con funghi e tartufo fatti da Laura in un piatto mio con decoro affresco e colori della natura, un bicchiere di vino super, una buona compagnia e musica jazz, tutto questo fa la differenza.
Simona domani: quali progetti, che sogni vorresti realizzare?
Dopo questi anni di fermo forzato vorrei tornare a viaggiare con il mio lavoro, mi piacerebbe realizzare una bella mostra personale, contribuire con le mie ceramiche a stimolare la creazione di un futuro nel rispetto della terra.
Cosa consigli a chi vorrebbe fare il tuo lavoro? E poi: come può capire di averci “visto giusto”, che sia proprio la sua strada?
Quello che consiglio alle persone che fanno corsi con me è di essere veri, di usare la terra per esprimere se stessi.
Nel mio caso è stato un percorso, forse olistico… devi sentire che ami quello che fai, che è il mezzo che ti permette di esprimerti. E io sono veramente innamorata della terra, sento di avere un rapporto di amore profondo. Poi la terra permette di essere concreti, consente alla tua bellezza di emergere dalla materia grezza, una trasformazione che Thich Naht Hanh è riuscito a condensare in una bellissima frase “Senza fango non c’è fiore di loto”.
CHI È SIMONA BALDELLI
Sono cresciuta amando l’odore della terra bagnata e la bellezza, questo mi hanno trasmesso i miei avi ceramisti ed esploratori contemporanei dei loro tempi. Il mio è un tempo fragile, di cambiamenti grandi, un tempo che ti scava dentro ma contemporaneamente si apre a grandi spazi di luce e colore. Uso la mia terra perché in lei affondano le mie radici, posso sentire il suo respiro nella continua danza della vita. [ Simona Baldelli ]
N.d.R. prova la mia ricetta Sformati di patate e Gruyère monoporzione, per la foto ho utilizzato i piatti di Simona :)
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