Se il Gruyère fa pensare subito a una cremosissima fondue, che in Svizzera viene fatta non con latte e tuorli ma con vino bianco e giusto con una strofinata d’aglio nel caquelon, è altrettanto buono al naturale.
Ecco i consigli del sommelier Gianni Sinesi per orientarti nella scelta dei vini giusti da abbinare al Gruyère DOP al naturale per l’aperitivo o a fine pasto, e alla classica fondue svizzera.

Cosa bere con Le Gruyère DOP Classico, per l’aperitivo e a fine pasto
Le Gruyère DOP Classico è affinato da 6 a 9 mesi, è dolce e delicato con ricordi di frutta secca.
Se penso al Gruyère al naturale tagliato a tocchetti per l’aperitivo, verso nel calice un bel Madeira Sercial vintage, un vino fortificato che ha nella sua struttura e alcolicità le caratteristiche giuste per un abbinamento interessante. Inoltre esalta ancor di più la sensazione di frutta secca del formaggio e contemporaneamente ha l’alcolicità necessaria a sgrassare il palato.
Se invece serviamo il Gruyère a fine pasto, possiamo abbinarci un amaro alle erbe come Erbe Amare di Mistico Speziale, servito con un cubetto di ghiaccio. Viene distillato con acqua di mare che gli conferisce maggior mineralità e sapidità e ha una nota amarognola, che aiuta a degustare al meglio il formaggio a chiusura di un pranzo.
Cosa bere con la Fondue di Le Gruyère DOP
Il calore esalta il gusto e gli aromi del Gruyère, con sensazioni retronasali che richiamano le noci e il latte, riportando alla memoria l’alpeggio.
In questo caso l’abbinamento ideale è una bella Barbera d’Asti con caratteristiche succose dolci e un’acidità importante.
Ma anche un Primitivo, magari non di Manduria ma di Gioia del Colle, una zona più ricca di sapidità e mineralità, dove non manca la struttura e dolcezza ammaliante del primitivo.
Come ulteriore alternativa penso a un grande Aglianico del Vulture, vulcanico, teso e compatto.
Tre vini diversi fra loro ma con caratteristiche comuni – tannini, acidità e sapidità – che si sposano alla grande con una classica fondue di Gruyère, mentre il frutto crea al palato un ricordo di Kirsch, l’acquavite di ciliegia che viene tipicamente utilizzata nella ricetta svizzera.

CHI È GIANNI SINESI
Sommelier, amante della musica e del mare, due elementi fondamentali per la sua vita. Ambizioso e sempre curioso per quanto riguarda la crescita professionale e di vita.
Creatore del progetto “Impressioni di Gianni Sinesi”, una sfida con se stesso dando una forma diversa alla figura del Sommelier attraverso la sua esperienza e degustazione nel mondo del vino.
portrait Gianni Sinesi ©foto Andrea Straccini
Vuoi sapere come si fa Le Gruyère DOP? Te lo racconta Alexandre Tinguely, che fa il casaro a Ursy.
In collaborazione con Formaggi dalla Svizzera e Le Gruyère AOP
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